Acropoli di Atene

L'Acropoli, il simbolo stesso della Grecia, è uno dei siti archeologici di maggiore rilevanza a livello mondiale. Ospita molti reperti, tra i quali spicca per importanza il Partenone, ed è una tappa praticamente obbligatoria se si ha in programma una vacanza nella Repubblica Ellenica

Acropoli di Atene

Tra storia e modernità, come una città che vive in una sorta di strano limbo a cavallo tra i secoli, Atene è sicuramente una delle metropoli più importanti di tutta Europa a livello culturale. Tra gli svariati monumenti ultramillenari che la capitale della Grecia può vantare, c’è però un intero complesso che svetta per importanza sopra tutti: si tratta dell’Acropoli di Atene, patrimonio dell’UNESCO dal 1987. Un tempo cuore religioso della città, l’Acropoli è oggi l’emblema di ciò che Atene fu in passato, nonché una delle mete più ambite dai turisti di tutto il mondo.

La Storia

Il termine Acropoli deriva dalle parole greche akros (sopra) e polis (città), ed indicava originariamente la parte più elevata di una polis greca. Per quel che concerne l’Acropoli di Atene, la più famosa al mondo, per conoscere la sua storia è necessario tornare molto indietro nel tempo, pressapoco dal Neolitico in poi. E’ pressapoco in quel periodo che iniziarono a sorgere le prime costruzioni su quella collina che, secondo la mitologia greca, ospitava Cecropia (altro nome dell’Acropoli ateniese), così chiamata in onore del leggendario uomo-serpente che sarebbe stato il primo re della città.

L'Acropoli di Atene si staglia su un meraviglioso cielo autunnale

L’Acropoli di Atene si staglia su un meraviglioso cielo autunnale

Sebbene essa nacque originariamente come una rocca fortificata, dotata di una robusta cinta muraria (eretta nel periodo miceneo, a cavallo fra il XVI ed il XII secolo a.C.) nella prima metà del VI secolo a.C., in concomitanza con l’espulsione dei Pisistratidi, smise di essere una fortezza. L’Acropoli dovette anche pagare lo scotto della seconda guerra persiana, svoltasi tra il 480 a.C. ed il 479 a.C., uno dei conflitti più famosi dell’antichità. I persiani infatti, dopo il fallimento di Dario che nel 490 a.C. non riuscì a conquistare la penisola ellenica, riunirono uno spaventoso esercito sotto il comando di Serse, e dieci anni più tardi tentarono una seconda invasione.

Gli storici odierni concordano nello stimare il numero dei soldati persiani attorno alle 200.000 unità, una cifra mai vista prima all’epoca, mentre la flotta poteva contare su circa 600 navi. Dopo più di quattro anni di preparativi, Serse attraversò l’Ellesponto nell’Aprile del 480 a.C., ed entro Luglio dello stesso anno era già giunto a Doriskos, dove riunì la flotta all’esercito per prepararsi all’inizio del conflitto.

L’alleanza delle polis greche aveva nel frattempo deciso di difendere la stretta valle di Tempe, per impedire a Serse di penetrare nella Tessaglia, ma re Alessandro I di Macedonia riuscì a farli desistere, poiché vi erano altri posti in cui i persiani avrebbero potuto essere fermati, ed il loro esercito era troppo imponente perché potesse essere fermato in quel frangente. Fu così che i greci decisero di ritirarsi, decidendo invece di provare a bloccare l’esercito di Serse nel passo delle Termopili, in quella che fu probabilmente la battaglia più famosa dell’intera guerra. Il re spartano Leonida I partì con la sua guardia personale, che contava 300 soldati ed era tradizionalmente composta dalla gioventù delle famiglie più nobili di Sparta, ma che in quell’occasione furono oculatamente sostituiti da veterani che avevano già avuto prole.

Il percorso dell'esercito greco e di quello persiano nel corso della seconda guerra persiana

Il percorso dell’esercito greco e di quello persiano nel corso della seconda guerra persiana

Era infatti già chiaro che non sarebbero mai riusciti a respingere l’invasione persiana, e infatti resistettero solamente per due giorni, nonostante l’arrivo di un buon numero di rinforzi proveniente dalle città del Peloponneso, dai Tessali, dagli Arcadi, dai Beoti e dai Focesi. Il terzo giorno un pastore greco, che poco aveva a che fare con gli spartani nonostante le speculazioni delle trasposizioni cinematografiche, rivelò a Serse l’esistenza di una mulattiera che avrebbe permesso ai persiani di aggirare la barricata eretta dai greci. Senza più nulla da perdere, Leonida congedò gran parte dei contingenti di supporto che erano stati inviati in suo soccorso dalle polis alleate ed uscì con il resto degli uomini a sua disposizione (circa 2000) dalle fortificazioni, con l’intento di infliggere il maggior numero possibile di perdite all’esercito persiano prima di spirare. Nessun soldato greco fece ritorno.

E’ interessante notare come il nome del pastore ellenico che si schierò dalla parte dei persiani, tale Efialte di Trachis, in greco avesse il significato di incubo. Ad ogni modo, ricollegando questo piccolo excursus alla storia dell’Acropoli di Atene, Serse ebbe a quel punto il campo libero per avanzare con le sue truppe fino alla conquista della Boezia, giungendo infine alle porte della stessa Atene.

La città era già stata precedentemente evacuata, e solo una sparuta guarnigione greca era rimasta a difesa della città, asserragliata proprio in cima all’Acropoli. I pochi soldati rimasti furono presto sopraffatti, la polis fu dapprima saccheggiata, poi lo stesso Serse diede addirittura l’ordine di radere al suolo l’intera città. Soltanto in seguito al successo di Salamina, con la parziale ritirata di Serse, gli ateniesi poterono tornare alla loro città ormai in rovina, e successivamente cominciare i lavori di ricostruzione. Sotto Temistocle e Cimone furono ricostruiti le mura ed i bastioni dell’Acropoli, ma fu poi Pericle a regalare al mondo il suo più grande tesoro: il Partenone, contenente l’enorme statua di Atena Parthenos, alta ben 12 metri, realizzata in avorio ed adornata di oro e pietre preziose.

Busto di Pericle, il politico, oratore e militare ateniese che ordinò la costruzione del Partenone

Busto di Pericle, il politico, oratore e militare ateniese che ordinò la costruzione del Partenone

A tal proposito, ci si potrà (legittimamente) chiedere cosa renda il Partenone così straordinario, e cos’abbia di diverso dalla miriade d’altri templi edificati in tutta la Grecia antica. Ci torneremo tra poco, prima però è necessario concludere il percorso storico che ha fatto giungere l’Acropoli fino a noi. Nel tardo impero romano essa fu luogo di culto dei cristiani, ed il Partenone stesso fu trasformato in una chiesa dedicata alla Vergine Maria. Successivamente fu convertita di nuovo in fortezza militare prima dai Franchi e poi dai Turchi, che ne fecero anche una moschea.

Tra il 1684 ed il 1699 vi fu poi la guerra di Morea, una campagna militare promossa dalla Repubblica di Venezia contro l’Impero Ottomano, allo scopo di conquistare per l’appunto il controllo della Morea (il Peloponneso) e di tutto il Mar Egeo. Dopo le vittorie conseguite in tutto il Peloponneso, e la conquista di Corinto e Mistrà, le mire del Capitano Generale da Mar Francesco Morosini, a capo delle truppe della Repubblica di Venezia, si spostarono su Tebe e Calcide. La flotta veneziana entrò quindi nel porto del Pireo, mentre i turchi evacuarono la città, lasciando solo una piccola guarnigione, e parte della popolazione, arroccata proprio sulla sommità dell’Acropoli. Per gli antichi monumenti di Atene fu un vero disastro.

Il Tempio di Atena Nike fu demolito dagli ottomani, che utilizzarono i suoi materiali per erigere un bastione difensivo, mentre al Partenone andò forse ancora peggio: la sera del 26 Settembre 1687 un giovane ufficiale tedesco, militante nell’esercito veneziano, esplose un colpo di mortaio che finì dritto nel Partenone. Esso era stato adibito a deposito di munizioni e polvere da sparo dai turchi, e saltò immediatamente in aria; il tetto, fino ad allora intatto (come tutta la struttura, che riuscì a giungere fino a quel momento quasi illibata sin dai tempi di Pericle), fu completamente distrutto, così come gran parte dei suoi interni. Il tempio bruciò per due giorni interi, e duecento turchi persero la vita nell’esplosione. Quando la Repubblica di Venezia porse le proprie scuse ufficiali per l’accaduto, lo stesso Morosini commentò “Ma quali scuse? Se l’ho abbattuto alla prima bordata!“, in barba ai duemila anni di storia di uno degli edifici culturalmente più rilevanti dell’intero panorama mondiale.

Francesco Morosini, il comandante veneziano che violentò il Partenone e ne fu fiero

Francesco Morosini, il comandante veneziano che violentò il Partenone e ne fu fiero

E non è finita qui, perché da allora cominciò l’inevitabile declino del Partenone; curiosamente, come per causa di un qualche anatema lanciato proprio dallo stesso tempio nei confronti di coloro che furono responsabili del suo martirio, la guerra di Morea fu anche l’ultima campagna espansionistica della Serenissima, che da lì in poi perderà gradatamente il proprio potere e la propria influenza politica, avviandosi lungo la via del tramonto. I turchi, dal canto loro, non esitarono a perpetrare lo scempio, dal momento che gli ottomani avevano poi usato gran parte dei marmi dei vari templi come materiale da costruzione, frantumandoli per farne calce; quelli con i bassorilievi erano addirittura i più apprezzati in tal senso, poiché assorbivano meglio il calore.

Lord Egin, un famoso diplomatico britannico, approfittò della situazione di completo degrado dell’Acropoli e, nei primi anni del 1800, riuscì a far trasportare in Inghilterra gran parte delle metope del Partenone, nonché le statue di Atena e Poseidone e tutto il fregio. Quando il permesso di prelevare qualsiasi scultura o iscrizione dell’Acropoli (fatto salvo per i pezzi che avrebbero potuto minare la stabilità della rocca stessa) concessogli dal sultano venne meno, però, i suoi operai affrettarono i lavori di smontaggio, danneggiando molto gravemente le strutture di diversi edifici.

Dipinto di Lord Elgin, colui che saccheggiò il Partenone: sciacallo o salvatore dei reperti?

Dipinto di Lord Elgin, colui che saccheggiò il Partenone: sciacallo o salvatore dei reperti?

Ad oggi quei pezzi, noti come marmi di Elgin, si trovano al British Museum; la questione relativa al saccheggio è ancora molto dibattuta, ma è lecito supporre che, senza l’intervento del diplomatico inglese (per quanto discutibile), probabilmente gran parte dei marmi ora al sicuro nelle teche sarebbero diventati nulla più che volgare calce.

Cosa vedere nell’Acropoli di Atene

Nonostante i saccheggi, le esplosioni, le intemperie e le sevizie d’ogni genere che sono state compiute ai danni dei monumenti dell’Acropoli, essa è ancora lì; menomata certo, ma è come una diapositiva interattiva di 2500 anni di storia dell’Occidente. Il momento migliore per visitare l’Acropoli di Atene è la mattina, se ci si trova nella capitale greca durante il periodo estivo, poiché la calura pomeridiana può rendere la visita molto faticosa. I periodi indicati sono pertanto l’Autunno e soprattutto la Primavera, in cui anche quella grande collina di pietra vede crescere sulla sua superficie erba e fiori. I grandi viali che costeggiano l’area a Sud e ad Ovest sono stati trasformati in larghe strade pedonali, con tanto di luoghi di ristoro come caffè e ristoranti lungo il tragitto. Una volta arrivati in cima, e saliti i gradini, si potrà trovare la Pinacoteca a sinistra, mentre a destra sarà visibile il Tempio di Atena Nike, commemorante la vittoria sui persiani di Serse.

Il Tempio di Atena Nike, edificato per commemorare la vittoria sui persiani

Il Tempio di Atena Nike, edificato per commemorare la vittoria sui persiani

V’è poi l’Eretteo, il luogo più sacro di tutta l’Acropoli: sarebbe infatti il luogo della leggendaria disputa fra Atene e Poseidone, e sempre nello stesso tempio re Cecrope, il primo sovrano di Atene secondo il mito, metà uomo e metà serpe, avrebbe consacrato il Palladio, ovverosia la statua di Atena miracolosamente caduta dal cielo. Così com’è possibile visitare anche l’Odeo di Erode Attico, ancora oggi utilizzato quale auditorium per concerti, balletti e spettacoli di alto spessore culturale, il Teatro di Dioniso e molti altri reperti; sono infatti ben 28 i principali resti archeologici che si potranno visitare una volta raggiunta la sommità dell’Acropoli. Essa è aperta ogni giorno dalle 8:00 alle 18:30 circa, anche se l’orario può subire variazioni in base alla stagione. Talvolta l’Acropoli rimane aperta anche durante le notti di luna piena, in estate, per concedere ai suoi avventori una vista assolutamente mozzafiato del panorama; o semplicemente per godersi un indimenticabile momento al chiaro di luna, magari in due, in uno dei luoghi più mistici di tutta Europa.

Ovviamente, tra le cose da vedere non potrà certo mancare il Partenone. Dovevamo poc’anzi tornare a vedere perché questo tempio godesse di una così elevata considerazione in tutto il mondo, ebbene ci siamo finalmente arrivati. Esso è unanimemente riconosciuto come uno degli edifici più completi mai costruiti, ed è considerato dagli studiosi come l’edificio perfetto; si tratta inoltre della costruzione più imitata in assoluto nel mondo intero. Eretto dagli architetti Ictino e Callicrate, sotto l’illuminata supervisione del maestro Fidia, ci vollero ben nove anni (tra il 447 a.C. ed il 437 a.C.) perché fosse portato a termine. Esso possiede 8 colonne frontali e ben 17 laterali, e si posa su un basamento di tre gradini.

Da lontano il Partenone si esalta con particolarissimi giochi di luce, e nonostante le colonne del tempio sembrino dritte, esse sono accuratamente curvate verso l’alto, e le colonne esterne sono poco più grandi rispetto a quelle centrali. Non a caso si narra infatti che Ictino, uno dei suoi ideatori, fosse un abilissimo illusionista. Era inoltre inizialmente caratterizzato da ben 92 metope (sostanzialmente altorilievi o bassorilievi scolpiti nella pietra) che raffiguravano straordinarie battaglie mitologiche.

Un'evocativa fotografia del Partenone, con una splendida luna piena sullo sfondo

Un’evocativa fotografia del Partenone, con una splendida luna piena sullo sfondo

Al giorno d’oggi ben 58 di quelle 92 metope sono esposte a Parigi ed a Londra, mentre il fregio, ovverosia la parte intermedia fra architrave e cornice, era un bassorilievo che continuava ininterrottamente per ben 160 metri, e rappresentava la processione verso il tempio durante le festività panatenaiche. Anche i suoi resti sono esposti al British Museum. V’erano poi le statue dei frontoni, poste alle estremità del tempio stesso, che rappresentavano la nascita di Atena dalla testa di Zeus, e la sua lotta con Poseidone per il dominio dell’Attica intera (secondo la mitologia greca, infatti, tanto Atena quanto Poseidone erano originariamente interessati a patrocinare la città di Atene, ed i cittadini della polis scelsero per l’appunto di avere la protezione della dea, ritenendo il suo dono più interessante rispetto a quello offerto da Poseidone).

Come se ciò non bastasse, per quanto possa sembrare una costruzione semplice ad una prima occhiata, in realtà è una costruzione estremamente complessa: ogni singolo pezzo è infatti unico, nel vero senso della parola, e nessuno di essi è interscambiabile, ma si adatta solamente ad una determinata posizione. Praticamente, banalizzando il concetto per renderlo più chiaro, si tratta del più grande puzzle del mondo. Anche per questa ragione la sua ricostruzione oggi è tutt’altro che semplice, poiché esso cela ancora molti misteri, nonostante secoli di studio, persino agli studiosi più eminenti. Si tratta insomma di un capolavoro non solo artistico e culturale, ma finanche architettonico, ben eretto 2500 anni fa. Può essere abbastanza per farne una delle strutture antiche più interessanti al mondo?

Il Partenone di notte, una meraviglia architettonica illuminata dai fari interni

Il Partenone di notte, una meraviglia architettonica illuminata dai fari interni

Tariffe per accedere all’Acropoli di Atene

Ecco un rapido riassunto delle tariffe dei ticket per poter accedere ad uno dei luoghi più importanti dell’intera storia occidentale: Adulti: 12€ – Ridotto: 6€

L’ingresso è gratuito per i minorenni, gli studenti dell’UE ed i giornalisti. Si entra inoltre gratuitamente la domenica, tra il 1° di Novembre ed il 31 Marzo, il 18 Aprile, il 18 Maggio ed il 5 Giugno. Sebbene il biglietto sia valido per entrare in altri cinque siti archeologici quali l’antica Agorà, il Teatro di Dioniso, il Ceramico, l’Agorà romana ed il Tempio di Zeus; esso non offre però l’ingresso al Museo, la cui tariffa è di 5 euro (3 euro il ridotto). Oltretutto, non è permesso portare borse o zaini. Il costo del tour guidato è di 50 euro.

Orario di Apertura

L’Acropoli di Atene è aperta tutto l’anno, tutti i giorni, dalle 8:00 alle 18:30, e durante il periodo estivo e nelle notti di luna piena può rimanere aperta anche fino a tarda sera.

Come arrivare all’Acropoli di Atene

L’Acropoli è facilmente raggiungibile a piedi, da Syntagma, Plaka o Monastiraki. Per coloro che non hanno intenzione di camminare fino alla cima, essa può essere raggiunta anche in metropolitana, arrivando per l’appunto alla stazione dell’Acropoli. All’uscita Dionysiou Aeropagitou si può trovare l’ingresso al nuovo Museo dell’Acropoli ed è a soli 3 minuti a piedi dall’ingresso principale all’Acropoli stessa, proprio di fianco all’Odeo di Erode Attico.

Metro: Fermata dell’Acropoli (Linea 2, colore rosso)

Una panoramica dell'Acropoli: imperdibile in caso di un viaggio ad Atene

Una panoramica dell’Acropoli: imperdibile nel caso di un viaggio ad Atene

Contatti

I biglietti sono acquistabili unicamente presso le biglietterie situate sotto l’Acropoli.
Sito webhttps://www.acropolisofathens.gr/aoa/

Chiudi