L’overbooking è una pratica adottata dalle compagnie aeree, perfettamente legale e parecchio diffusa, di vendere un numero di posti maggiori di quelli previsti. Ad esempio, su un volo che prevede 150 passeggeri come numero massimo, vengono messi a disposizione 160 biglietti. Ovviamente, date le stringenti norme in materia di sicurezza, questi 10 passeggeri in più non potranno salire sull’aereo, ma dovranno per forza di cose essere ricollocati su un altro volo.
Si tratta, come detto, di una pratica perfettamente legale perché, in sostanza, le regole le stabilisce la compagnia aerea stessa. Su praticamente tutte le condizioni di trasporto delle compagnie aeree, infatti, troverete anche una sezione che riguarda la possibilità, da parte della compagnia aerea, di ‘riprendersi’ il posto prenotato dal passeggero in cambio di una compensazione, che può consistere in un rimborso o, più spesso, in un trasporto alternativo, ovvero il primo volo disponibile per la stessa destinazione.
E perché, vi chiederete voi, le compagnie aeree ricorrono all’overbooking, che ha come conseguenza anche un cattivo ritorno di immagine nei passeggeri che vengono scartati? La risposta è semplice: l’azienda vuole massimizzare il suo profitto, e avere la possibilità di poter rioccupare il posto nel caso in cui un passeggero, per i più svariati motivi, non si presenti sul volo prenotato.
Quindi, sostanzialmente, l’azienda non perde soldi se non ci si presenta, dato che ovviamente la prenotazione è stata già fatta e pagata prima, ma semplicemente vuole guadagnare di più dove possibile. Una pratica scorretta? Non proprio, visto che questa possibilità è permessa in tutto il mondo, e non solo con i biglietti aerei, ma anche con le prenotazioni degli hotel e, più di recente, persino con i concerti.
Secondo una recente dichiarazione del Dipartimento di Stato americano questa pratica di non lasciare i posti vuoti “consente alle compagnie aeree di essere più efficienti e, soprattutto, di mantenere le tariffe più basse“. Ma attenzione alle tariffe troppo basse: secondo una regola non scritta, infatti, nel caso si presentassero in aeroporto tutti i passeggeri che hanno prenotato (anche quelli in overbooking), ad essere ‘ricollocati’ saranno quelli che hanno pagato una tariffa più bassa.
Fate attenzione, quindi, quando effettuate il vostro check-in online con compagnie low cost come Ryanair o easyJet, ma anche con compagnie più grandi come ad esempio Alitalia.
Come funziona in concreto l’overbooking
Secondo le norme del Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti d’America, è esplicitamente consentito alle compagnie aeree di ritirare il biglietto emesso dietro compensazione economica consistente principalmente in una sorta di ‘buono’ da utilizzare nei viaggi successivi. Ovviamente, poi, l’azienda si impegna anche a ricollocare sul primo volo che ha la stessa destinazione il passeggero escluso.
Il momento della scelta dell’esclusione si fa principalmente su base volontaria: gli assistenti di volo chiedono ai passeggeri presenti se qualcuno di loro è disposto a scendere dal volo, e gli spiegano le condizioni che questa rinuncia comporta. Se, come in alcuni casi avviene, nessuno si fa avanti, allora spetta agli assistenti di volo scegliere chi escludere.
Come detto, il primo criterio (ma non ve lo verranno mai a spiegare, statene certi), è la tariffa del biglietto, ma altri fattori che vengono tenuti in conto sono: quanti sono i viaggi che si sono fatti con questa compagnia (ed eventualmente quanti punti fedeltà si sono accumulati), privilegiando i clienti abituali; ma anche la presenza o meno di minori e di famiglie è un criterio tenuto in considerazione.
Secondo i dati derivanti dal Dipartimento dei Trasporti americano, comunque, l’incidenza dei voli in cui vengono fatti sbarcare i passeggeri è davvero bassa: si calcola che su 660 milioni di passeggeri imbarcati dalle prime 12 compagnie aeree mondiali, sono stati fatti sbarcare circa 475 mila passeggeri (appena lo 0,07%); di questi, appena 40.600 sono scesi controvoglia (l’8,5%). Cifre, insomma, abbastanza contenute.
Come funziona l’overbooking in Europa
Anche secondo le regole europee la compagnia aerea deve innanzitutto fare un ‘appello ai volontari’, cioè di procedere alla verifica della presenza o meno di passeggeri disposti a sbarcare in cambio di benefici da concordare con la compagnia stessa.
In caso di rinuncia volontaria, il passeggero ha il vantaggio (oltre ai benefici appena citati) di poter scegliere tra il rimborso del biglietto o la riprotezione su di un volo alternativo, sia il prima possibile che in una data di suo gradimento, compatibilmente con la disponibilità di posti presenti sull’aereo scelto.
Se, invece, al passeggero viene negato l’imbarco senza il suo consenso (ovvero non su base volontaria) esso ha diritto alla scelta tra il rimborso del prezzo del biglietto, alla riprotezione su un volo equivalente, ad una compensazione pecuniaria (ma avrete meno ‘potere contrattuale’ rispetto al caso in cui vi foste offerti volontari) e all’assistenza, ovvero un eventuale sistemazione in albergo (e al trasferimento) e due chiamate telefoniche.
La compensazione pecuniaria varia a seconda della tratta prenotata e della distanza percorsa dalla stessa. Si ha diritto ad un rimborso di 250 euro per i voli inferiori ai 1.500 chilometri, ad un rimborso di 400 euro per i voli superiori a 1.500 chilometri e inferiori o uguali a 3.500 chilometri, e infine ad un rimborso di 600 euro per le tratte superiori ai 3.500 chilometri.
Un caso di overbooking finito male: il volo United
Non sempre, però, lo sbarco forzato si conclude nel migliore dei modi. E’ il caso di David Deo, il 69enne medico statunitense di origine vietnamita fatto scendere a forza da un volo di linea della United, che durante l’episodio ha subito concussione, con la frattura del setto nasale e la perdita di due denti (gira anche un video su internet).
Il caso è emblematico di una polemica che gira da tempo, ovvero dell’“atteggiamento prepotente e arrogante delle compagnie aeree, United compresa” nei confronti dei passeggeri, secondo le parole dell’avvocato del malcapitato passeggero, che non credeva che la compagnia aerea avesse il diritto di farlo scendere, dato che lui aveva regolarmente pagato il suo biglietto.
Tra l’altro, a quanto sembra il volo non era nemmeno in overbooking: il sovrannumero si è creato dal momento in cui questo volo di linea ha dovuto trasportare quattro membri dell’equipaggio a Louisville perché avrebbero dovuto essere su un volo il giorno successivo, volo che senza di loro non sarebbe potuto partire.
Secondo la compagnia aerea, il viaggiatore non solo si rifiutava di scendere nonostante la promessa di una riprotezione sul volo successivo ed un rimborso di 800 dollari, ma cominciava anche a dare in escandescenza, ed è proprio su questo punto che si è legittimata l’azione: in caso di passeggero molesto, la compagnia aerea ha diritto a mettere in pratica tutte le misure per risolvere la questione. Caso limite, certo, ma emblematico di quanto, ormai, le compagnie aeree abbiano facoltà di poter decidere sulla presenza o meno di un passeggero sul proprio volo.