Gli amanti della storia e della mitologia avranno pane per i loro denti a Olimpia, dove poter vedere i resti dell’importantissimo santuario dedicato a Zeus su cui dominava l’imponente statua del padre degli dei. Olimpia, circa 3000 anni fa, fu una delle città più prestigiose della Grecia sud-occidentale e occupava un ruolo importantissimo nel panorama religioso.
Zeus, il dio sovrano, era la divinità più venerata dalla popolazione della città, tanto da organizzare puntualmente celebrazioni e competizioni sportive in suo onore. Nel V secolo a.C. gli abitanti di Olimpia decisero di costruire un grandioso santuario per onorare il padre degli dei. I lavori per la realizzazione della spettacolare struttura terminarono nel 456 a.C.
Il santuario di Zeus era composto da più edifici: il Philippeion, una struttura di forma circolare che conteneva una statua raffigurante la famiglia di Filippo II di Macedonia; una tholos, ovvero un piccolo edificio circolare risalente fatta erigere da Filippo il Macedone; uno stadio e l’importantissimo tempio di Era.
Il tempio dorico dedicato a Zeus, racconta Pausania, fu realizzato con il il ricavato del bottino ottenuto dalla vittoria su Pisa ed era una struttura molto imponente, lunga 64 metri per una larghezza di oltre 24 e alto 20 metri.
La statua di Zeus non fu subito realizzata e, per alcuni anni, il santuario rimase privo dell’effige del dio. Della realizzazione della statua fu incaricato il più famoso scultore della Grecia: Fidia, che lavorò come architetto e scultore dal 470 a.C. ad Atene, Pellene, Platea, Tebe e Olimpia.
La statua che fu realizzata era un’imponente opera fatta d’oro e d’avorio che venne collocata nella navata centrale del Tempio. Per l’esecuzione della statua, Fidia e le sue maestranze, realizzarono una struttura in legno, che fungeva da scheletro, su cui vennero applicati lastre d’oro, ebano, ceramiche e pietre preziose.
La statua rappresentava il padre degli dei seduto su un trono con intarsi d’ebano e pietre preziose. Una volta ultimata, nel 435 a.C., l’opera era alta 13 metri, tanto da sfiorare il soffitto del tempio: la statua dava l’impressione che, se Zeus si fosse alzato in piedi d’impeto, avrebbe sfondato il tetto del tempio. Solo il basamento occupava un’area di più di sei metri per dieci ed doveva essere alto circa 12 metri.
Per agevolare la preghiera vennero costruite delle piattaforme che portavano i fedeli all’altezza del viso di Zeus, permettendo ai visitatori guardare in faccia il loro dio.
La statua attirò a se moltissime persone che, per oltre 800 anni, si recarono al tempio per ammirarla e pregarla. La splendida struttura, considerata una delle sette meraviglie del mondo antico, suscitava sempre una grande meraviglia e stupore, tanto che, verso il 40 d.C. l’imperatore romano Caligola, volle a tutti i costi tentare di trasportare la statua a Roma.
La leggenda narra che, mentre gli uomini erano al lavoro per tentare di spostare la statua, la stessa prese vita e, con una fragorosa risata, fece scappare tutti. In realtà la statua rimase a Olimpia fino alla fine dell’anno trecento quando, dopo l’avvento del Cristianesimo, fu portata a Costantinopoli per arricchire la collezione di opere d’arte pagane di Lauso. Nel 462 d.C., durante un violento incendio, che colpì il palazzo dov’era stata alloggiata, la statua venne distrutta. Successivamente, nel VI secolo, l’intera area di Olimpia fu colpita da un terremoto ed il tempio e lo stadio vennero distrutti.
Quello che potrete vedere oggi ad Olimpia sono le rovine delle grandiose strutture che furono realizzate per onorare gli dei. Esse si sono conservate perché nei secoli una coltre di fango e terra lei ha protette, fino a quando gli archeologi le hanno sapientemente recuperate.
Dunque, oggi purtroppo possiamo solo immaginare quale fosse la meraviglia dell’opera del maestro Fidia, magari osservando le ricostruzioni fatte dagli studiosi e realizzate avvalendosi di monete romane e gemme incise con l’effige della statua e delle matrici di terracotta che erano state usate per la lavorazione del manto di Zeus. Grazie proprio alle matrici, rinvenute nel luogo identificato come la bottega di Fidia, è stato anche possibile capire come le lamine d’oro fossero decorate con frammenti di vetro.
La statua è, inoltre, ben descritta da molti autori del mondo greco e latino, che narrano di Zeus che reggeva nella mano destra una Nike d’oro e avorio e nella sinistra uno scettro con l’aquila d’oro. Zeus indossava i sandali e aveva un mantello d’oro decorato con fiori e pietre. Anche il trono era decorato con pietre preziose… A noi non resta che chiudere gli occhi e provare ad immaginare lo splendore di quest’opera e del tempio che la custodiva.