La sera del 12 giugno di ogni anno, una folla numerosa si ritrova per le 20.30 presso il Piazzale Azzurri d’Italia, a poco più di un chilometro dal Santuario Antoniano dell'Arcella, Padova.
Da qui parte un carro trainato da buoi con la statua di Sant'Antonio morente, a ricordo di quanto avvenne nel 1231.
La processione che accompagnerà Antonio al Santuario nella Cella dove, all'età di 36 anni, morì, è formata da vari componenti: figuranti e paggi a rappresentare la popolazione del tempo, i frati che ne condividono l'ideale, le suore, le autorità civili e religiose, vari gruppi ecclesiali e di volontariato, la banda. Lungo il percorso, una folla osannante fa da corona al procedere del Santo dei miracoli, come spesso viene chiamato in tutto il mondo.
Il percorso, seppur breve, dura circa un'ora perché interrotto da pause con lettura di brani che rievocano gli ultimi istanti del "Santo", e lasciati alla riflessione personale quando la banda comincia a suonare motivi religiosi.
Giunti ai pressi del Santuario cominciano a suonare le campane, sono le 21.30, e un ascolto attento le sente riecheggiare tutt'intorno: le campane di tutte le chiese suonano a festa come in un concerto.
La processione si conclude all'interno del Santuario, con le ultime parole del Santo "Video Dominum meum", ossia "Vedo il mio Signore".
I devoti di sant'Antonio di Padova sanno che l'ultimo percorso del Santo parte da Camposampiero (Padova), dove famosi sono il Santuario del Noce e la Cappella della Visione, e giunge a Padova, all'Arcella, dove il Santo, il 13 giugno 1231, morì. Antonio da Lisbona (Portogallo) fu poi portato nella chiesa di Santa Maria Mater Domini, per essere sepolto.
Cuore del Santuario è la Cella del Transito, posta subito dietro il presbiterio, un clima di silenzio e preghiera aiutano il pellegrino a rivolgersi con confidenza al grande Santo.
Il Santuario Antoniano dell'Arcella, anticamente chiamato S. Maria de' Cella (o de Arcella) diventa un luogo di preghiera e devozione anche per la presenza di una giovane donna con un corpo fragile e una fede forte: beata Elena Enselmini. A lei e a san Francesco è dedicato il terzo altare, a sinistra, entrando dal portone centrale. In un'urna è custodito il corpo della giovane monaca morta nello stesso anno di sant'Antonio.
Un grande telero che raffigura la "Morte di Sant'Antonio", opera di Siccardi (1995) a ricordo dell'ottavo centenario della nascita di Sant'Antonio, 15 agosto 1195, ricorda a chi esce dal Santuario che in questo luogo è morto il Santo Taumaturgo.
La sacra rappresentazione e la processione pur avendo figuranti, paggi e la banda non ha un carattere folcloristico, ma di riflessione e di preghiera fino a commuovere tanto è intenso il clima che si crea. Tutto è concentrato su sant'Antonio, su quanto ha vissuto negli ultimi istanti della sua vita.
Apprezzo chi vuole immortalare con uno scatto il momento per portarselo a casa a ricordo, ma non apprezzo molto le foto azzardate che distolgono dal clima, come quella di chi spinge tra le persone perdendo il contatto con l'essenziale. A volte si percepisce che qualcuno pensa di trovarsi a teatro.
Partire per tempo se si vuole trovare un posto in chiesa, all'arrivo del Santo, ma anche se si vuole vederlo partire o passare lungo la strada. Per chi invece desidera partecipare alla processione consiglio un paio di scarpe comode, il tragitto è breve e senza difficoltà, ma dura un'ora e camminare lentamente è un po' come camminare tanto: i piedi si stancano.