La Certosa di Vigodarzere è situata in mezzo ai campi, non molto lontano dal fiume Brenta, utilizzato come "strada" per giungere velocemente a Venezia ai tempi dei Certosini, i monaci che la abitavano.
L'ordine Monastico dei Certosini inizialmente aveva una sede in Città, in viale Codalunga, ma a causa di una ordinanza della Repubblica di Venezia il monastero venne distrutto, il fatto è ricordato come il "guasto delle mura", le pietre vennero utilizzate per costruire le mura cittadine, mentre i monaci si ritirarono a Vigodarzere, dove appunto costruirono, con l'aiuto di molti, la nuova Certosa.
Attualmente la Certosa è proprietà privata, per questo motivo è impensabile il poter entrare a visitarla. D'altra parte la situazione, vista dall'esterno, presenta fragilità murarie, rischiose per i visitatori. Nonostante questo primo impatto il monastero certosino sa ancora emanare un clima di tranquillità e di pace.
Alte mura e cancellate chiuse a ferro permettono di vedere solo qualche scorcio della grande struttura. Si può facilmente distinguere, per l'imponenza e la forma, la chiesa, dedicata ai santi Girolamo e Bernardo. A fianco della chiesa si può vedere un grande cortile con vari ingressi alle abitazioni e ad altri chiostri o cortili. Girando attorno alle mura si trova un altro portone chiuso a ferro, ma girato l'angolo finalmente, da cancellate non chiuse a ferro, si possono ammirare cortili non protetti da mura, scorci di porticati e di chiostri.
Poco distante dalla Certosa di Vigodarzere, in mezzo ai campi, sorge un Platano secolare. Una pianta maestosa che conta, circa, 300 anni di vita, il tronco ha una circonferenza di 6 metri ed è alto circa 25 metri.
La sua corteccia mostra i segni di qualche visitatore che ha lasciato in ricordo del suo passaggio, un cuore con le proprie iniziali. Citato tra gli alberi monumentali del Veneto, questo platano è meta per molti visitatori che non lo lasciano senza aver prima scattato almeno un selfie.
Lungo il percorso del fiume Brenta si possono ammirare insetti e uccelli dal piumaggio variopinto, piante spontanee note e altre capaci di destare la curiosità, come il fiore del Cipollaccio col fiocco, chiamato anche Leopoldia, probabilmente perchè dedicato al protettore delle Scienze, il Granduca Leopoldo II di Toscana.
I bulbi (muscari o lampascioni) somigliano a quelli delle cipolle, sono commestibili anche se un po' amari.
La natura è davvero incantevole, specie in primavera e in una giornata di sole. La passeggiata merita di essere ricordata con più di qualche foto. Lungo il percorso da un lato scorre il fiume Brenta, dall'altro ci sono parchi o abitazioni con giardini ben curati, stradine che si presume portino a strade principali con bar e servizi.
Arrivare alla Certosa e non poter entrare ha lasciato un po' incompiuta la mia escursione. Tutto giustificato: proprietà privata, rischi legati alla struttura non curata. Ma quando il desiderio è grande pullulano altre domande: perché le Belle Arti o altri non volgono lo sguardo e non se ne fanno carico?
La passeggiata, due ore circa a passo normale, lasciando l'auto nei pressi di Pontevigodarzere, può essere fatta da chiunque, a parte una piccola salita è tutta strada piana e sicura frequentata solo da pedoni e biciclette, un sentiero parallelo è dedicato ai cavalli. Consiglio, come sempre, acqua e scarpe comode.