Suona molto presto la sveglia in questo sabato di metà luglio. La giornata si preannuncia calda e soleggiata, persino afosa nelle aree più urbane della pianura. Noi però non dobbiamo farci cogliere impreparate e nello zaino sono già sistemati pile e giacca a vento. Oggi ci aspetta il rifugio Pizzini in val Cedèc nel gruppo Ortles-Cevedale, a 2706 metri di altezza.
A fare da contorno il ghiacciaio dei Forni, che era il più grande ghiacciaio vallivo italiano e l’unico di tipo himalayano, il Gran Zebrù e il Valfurva, rispettivamente con un‘altezza di 3857 e 3594 metri, non di meno siamo nel Parco Nazionale dello Stelvio. Un paesaggio che non finisce mai di emozionarmi e togliermi il fiato (e non solo per la camminata!).Tutto è pronto, motore acceso e via verso il comodo parcheggio appena sotto l’Albergo Ghiacciaio dei Forni, raggiungibile da Bormio e seguendo le indicazioni per Santa Caterina Valfurva. Da qui si imbocca la strada che conduce alla Valle dei Forni che in primavera, non appena sgombrata dalla neve, torna ad essere percorribile direttamente in automobile. Per quest’ultimo tratto di strada è necessario munirsi di ticket.
L’ascesa al rifugio copre un dislivello di circa 500 metri, risulta quindi fattibile anche per chi non è estremamente allenato. Vi sono tre itinerari possibili: quello più semplice segue la carrozzabile sterrata, chiusa al traffico privato e percorribile dalle jeep che fanno la spola con il rifugio. Il secondo, un po' più lungo, si percorre seguendo inizialmente le indicazioni per il Rifugio Branca. Si attraversa un ponte sotto il quale scorre il torrente Cedèc e, giunti ad un bivio, si seguono le indicazioni per la malga dei Forni e il rifugio Pizzini.
Personalmente, l’itinerario che preferisco e che ho fatto anche questa volta è il sentiero panoramico, che corre a mezza costa sul versante occidentale della Val Cedèc, passa per le baite dei Forni e diversi ruderi di fortificazioni militari e quel che resta di una caserma della Prima guerra mondiale. Le indicazioni sono in corrispondenza della partenza della carrozzabile. Abbandonato il primo tratto, piuttosto ripido, si raggiunge uno splendido altopiano circondato dalle vette innevate che si specchiano in un piccolo laghetto (forse più verosimilmente una grande pozza).
Da quassù e facile perdere la cognizione del tempo. I fischi ripetuti delle marmotte arrivano da ogni direzione ma riuscire ad avvicinarsi quel che serve per uno scatto non è cosa da poco. Basta un attimo, il vento che cambia direzione, e i buffi animaletti avvertono immediatamente la nostra presenza, scomparendo veloci nelle tane.
Il sole splende ma nuvole veloci sono in agguato e quando lo scalfiscono tocca infilarsi in fretta la giacca. Il sentiero procede in leggera salita e il Gran Zebrù si prende la scena, il suo profilo domina due valli: la val Zebrù, per l’appunto, e la val Solda. In Lombardia la prima, in Trentino-Alto Adige la seconda.Il fiato inizia a essere corto ma non è chiaro se si tratta della stanchezza o dell’emozione. Al cospetto di una tale, prepotente, natura, ci si sente piccoli. Mi ritrovo ad allargare le braccia, socchiudere gli occhi e lasciare al vento il compito di sferzare la pelle. Poi forse sarà il languorino a farci riprendere la via ma è questione di poco ormai, una leggera discesa conduce infatti proprio davanti al Rifugio Pizzini.
Chissà perché quando mangio in rifugio mi sembra che tutto sia più buono…Qualche foto e si fa ora di scendere, con gli occhi ancora pieni di meraviglia.
Gli amanti della montagna sanno che un sentiero, anche se percorso più e più volte, non è mai uguale se stesso. Per me la camminata al Rifugio Pizzini è un classico da ripetere ogni anno, in primavera o in estate. Energetica e salutare è irrinunciabile. Sfuggire anche solo un giorno alla calura della pianura non ha prezzo.
Nonostante mi renda conto che la carrozzabile ha uno scopo ben preciso, scegliere di percorrerla e dover, di tanto in tanto, lasciare il passo alle jeep che fanno la spola con il rifugio non è tra le cose che preferisco. Distrae un po' dal sentirsi in montagna. Per questo prediligo e consiglio il sentiero alto.
Il Rifugio Pizzini è un’ottima base di partenza per camminate più impegnative. Tralasciando le arrampicate tecniche, per chi ha un po' più di tempo consiglio l’ascesa al Rifugio Casati a 3269 metri di altezza. Il sentiero non presenti difficoltà o tratti esposti o attrezzati, è bene però regolare l’andatura e il fiato in funzione dell’altitudine.