L'arrivo ad Ubud mi ha trasmesso le stesse sensazioni di quando, nel 2019, atterrai per la prima volta nell'isola degli Dei, ricordandomi perchè avessi scelto di tornarci in un lasso di tempo così breve.
Una natura rigogliosa, i profumi dell'incenso che pervadono le strade, i colori vibranti, i completi eleganti delle donne che preparano i cestini profumati come omaggio agli dei, i pizzi che ricoprono le loro braccia da lavoratrici sempre sorridenti e le SPA economiche sono un mix irresistibile per chi ha un'anima gipsy come la mia.
Ubud è una delle principali città dell'isola, un connubio surreale tra traffico, smog, anarchia alla guida in opposizione a pace, natura, rispetto verso il prossimo e cibo delizioso.
Il centro (zona Ubud Palace) sembra un alveare rumoroso di motorini, mezzo principale per muoversi nelle intricate stradine dell'isola, ci sono moltissimi negozietti e ristorantini che offrono cibo succulento a cifre davvero irrisorie, in 2 spesso non abbiamo speso più di 15€ per mangiare. La scelta culinaria è ampia e spazia dall'italiana, alla francese, tedesca, fino al fusion asiatico, offre possibilità per ogni inclinazione, dal carnivoro al vegano e sempre all'avanguardia nel campo del food.
Meta irrinunciabile per gli instagrammer e foodies che visitano l'isola, la stradina più affascinante del centro è sicuramente JL Goutama, meno trafficata di mezzi, ciottolata e per lo più pedonale, dove si è circondati da shops di prodotti locali come le celeberrime borsine di paglia che spopolano anche in occidente nel periodo estivo alternati a templi, SPA e bistrot con pochi posti a sedere che danno sulla via. Per quanto riguarda li centri benessere, è assolutamente d'obbligo coccolarsi in una delle loro meravogliose strutture, sempre pulite, accoglienti, i massaggi costano davvero poco (circa 10€ l'ora), con oli inebrianti e musiche rilassanti.
Raggiungibile in pochi minuti di motorino (noleggio settimanale circa 15€) c'è la Monkey Forest (parcheggio circa 0,30€), foresta sacra per i locali dove vivono i macachi locali, si possono osservare mentre mangiano, saltellano tra le liane e i maestosi alberi che caratterizzano questo polmone verde della cittadina. Un occhio di riguardo è obbligatorio in quanto spesso tendono a prendere oggetti dalle mani dei turisti o ad aprire loro lo zaino.
La location perfetta per alloggiare durante il soggiorno è sicuramente tra le risaie (circa 210€ per 10 giorni) a pochi minuti di motorino dal centro, è una esperienza al limite del surreale potersi svegliare col tiepido sole del mattino, un bagno in piscina circondati da pace, un verde rigoglioso e un cielo che più blu non si può, finchè uno degli epici tramonti balisinesi non ti incanta e ti mette in pace col mondo, giusto in tempo per andare a cena.
Sembra di entrare in una cartolina appena in motorino si costeggiano le risaie a Tegallalang. A circa 20 minuti da Ubud si trova questo paesaggio quasi fiabesco, fatto di un verde così intenso da sentirsi quasi in un dipinto.
Dopo aver parcheggiato si può scendere liberamente attraverso diverse scalinate del terreno collinare e proseguire per i piccoli percorsi creati per contenere l'acqua delle risaie. È piuttosto comune incontrare qualche persona anziana che sta curva sulle piante per tagliarle e proseguire con la raccolta del prodotto finale, immersi fino agli stinchi in acqua densa di terra e anni di duro lavoro.
È un ambiente che si presta moltissimo a servizi fotografici dati i colori intensi e la prospettiva che si può ottenere nelle colline circostanti, servizi offerti anche da diversi locali che mettono a disposizione delle altalene che danno sul vuoto e ottenere scatti davvero scenici.
Le fasi della crescita del riso nell'isola sono continue per via del meteo decisamente favorevole, quindi si troveranno sempre piante in fase di crescita. Si trovano giovanotti che cercano di attirare i turisti verso i coffee bar che hanno nei vari terrazzamenti dove offrono assaggi del celeberrimo, costoso, raro e crudele caffè di luwak, risultato delle bacche mangiate e parzialmente digerite dagli zibetti, ormai però solo sfruttati per questo scopo, si possono anche trovare tramortiti nei bar per farli accarezzare dai clienti.
In alternativa si possono provare anche ottimi tè, uno su tutti è il dolcissimo tè al mangosteen, frutto della dimensione di un kiwi e la consistenza di un melograno che racchiude degli spicchi bianchi succosi e mielosi, imperdibile durante un viaggio in Asia.
L'accoglienza e la gentilezza dei locali è sempre destabilizzante quando si arriva dall'occidente, i loro sorrisi sinceri e la loro disponibilità. Il cibo è tra i migliori mai provati e a prezzi irrisori. La possibilità di coccolarsi e farsi massaggi spendendo davvero poco, riconnettendoti con la natura che ti circonda.
Probabilmente il traffico e lo smog che invadono l'isola in generale, in strada vige l'anarchia e non è assolutamente raro trovare turisti con le gambe fasciate dovute agli incidenti che avvengono nel grande caos delle strade. Bisogna ricordare che la guida locale è "all'inglese", quindi a sinistra, che spesso confonde chi arriva dal continente.
Trovo Bali uno di quei posti da vedere almeno una volta nella vita, è uno di quei luoghi in cui la serenità dei locali ti cambia ogni prospettiva su ciò che davvero conta, sono persone si povere, ma anche molto grate del poco che hanno, fanno di tutto per metterti a tuo agio e amano profondamente quell'angolo di paradiso che chiamano casa.