La Porta Palatina, chiamata dai piemontesi Tor Roman, era la Porta che consentiva l’accesso da settentrione alla civitas romana oggi nota come Torino.
Essa rappresenta uno dei più significativi reperti torinesi dell’epoca romana ed è una delle porte urbiche del I secolo a.C. meglio conservate al mondo. Insieme all’antico teatro, posto a poca distanza, è ubicata nell’area del Parco Archeologico inaugurato nel 2006.
Descrizione della Porta Palatina
La Porta Palatina è una robusta costruzione in laterizio fiancheggiata da due torri a sedici lati alte trenta metri e munita di quattro passaggi, due realizzati per consentire il transito dei carri e due minori per il passaggio dei pedoni.
La struttura della Porta Palatina è simile a quella della porta “Decumana” inglobata in Palazzo Madama e che avrete visto se avete visitato il piano fossato di questo splendido palazzo.
All’interno delle torri, che oggi sono vuote, sono presenti tracce dei solai originali in legno e sulle pareti interne dei passaggi sono ancora visibili le guide di scorrimento delle grate di chiusura delle porte.
La muratura è costituita esternamente da mattoni con una rifodera interna di ciottoli e malta; la facciata esternamente è decorata con motivi architettonici che le donano un particolare movimento, mentre nella parte interna si presenta completamente liscia.
Alla facciata interna era addossato il cavaedium, ovvero un avancorpo quadrato che aveva lo scopo preciso di monumentalizzare l’ingresso in città. Di questa struttura oggi rimangono solo pochissime tracce che fanno ipotizzare che avesse una profondità di circa dodici metri.
Cenni storici
Realizzata in età romana come ingresso allo spazio urbano, la Porta Palatina mantenne a lungo la sua funzione, anche se sembra sia stata trasformata in castrum (fortificazione) già nell’XI secolo.
All’inizio del XV secolo vennero realizzate le merlature a scopo difensivo e nel secolo successivo, secondo quanto riportato nelle fonti, il cavaedium sembra già essere scomparso pur mantenendo la sua funzione di struttura di transito.
Verso il XVIII secolo, quando vengono apportate sostanziali modifiche alla cortina difensiva e all’assetto urbanistico dell’area, la Porta Palatina perde completamente la funzione per cui era stata realizzata. Nel 1724, il re Vittorio Amedeo II cede la porta e gli edifici limitrofi al comune che deciderà di trasformare il complesso in carcere.
Nel 1861, quando il Comune avviò il progetto per la costruzione delle Carceri Nuove, vennero poste parecchie interrogazioni sulla destinazione della Porta Palatina ormai fatiscente. Si decise di liberare la struttura antica dagli edifici addossati e di riaprire i due fornici centrali.
Durante i restauri eseguiti dal regime fascista si decise di installare nei pressi della Porta Palatina, proprio come avvenne in molti altri monumenti simili in Italia, due repliche di statue bronzee raffiguranti Giulio Cesare e Ottaviano Augusto.