Il treno rallenta in mezzo ai campi verdi, e il nome compare su un piccolo cartello sbiadito: Paestum. Nessun annuncio squillante, nessuna folla. Solo io, il mio zaino e il rumore delle porte che si chiudono alle mie spalle. La stazione è minuscola, circondata da pini marittimi e silenzi sospesi. A piedi, bastano dieci minuti per arrivare all’ingresso del parco archeologico.
Appena varco le mura antiche, sembra di entrare in un'altra dimensione: tre templi dorici giganti si stagliano contro il cielo azzurro, immobili, silenziosi, eterni.
Cammino tra l’erba alta e le pietre sparse, respirando un’aria strana, quasi sacra. Non c’è folla, solo il vento e qualche turista curioso come me. Mi fermo a guardare il Tempio di Nettuno: imponente, perfetto, dorato dal sole del Sud. È uno di quei momenti in cui ti senti minuscola, ma anche incredibilmente fortunata a essere lì.

Tempio di Nettuno, anche conosciuto come Tempio di Poseidone
Dopo il giro tra le rovine e una visita veloce al museo, mi fermo in una gelateria poco distante. Prendo un tiramisù artigianale: la semplicità che sa di paradiso.
Il tempo scorre lento, e riprendo il treno con gli occhi ancora pieni di colonne e cielo. Paestum è stata solo una tappa, ma ha lasciato un’impronta profonda.

Tempio di Atena (noto in passato come Tempio di Cerere)
Non serve molto per viaggiare: a volte bastano un biglietto di seconda classe, un paio di scarpe comode… e un tempio greco che ti sorprende in mezzo alla Campania.

Tempio di Atena
Mi è piaciuto il silenzio. Quel tipo di silenzio che non è vuoto, ma denso di storie. Camminare tra i templi, sentire solo il vento tra i pini e il rumore dei passi sull’erba, è stato come entrare in un’altra dimensione. Mi è piaciuta la luce. La pietra dorata dei templi al sole del mattino sembra viva, calda. Ogni colonna ha la sua ombra, ogni rovina il suo racconto. Sembrava quasi che tutto fosse lì per un motivo preciso, immobile ma presente. Mi è piaciuto che non fosse caotico. Paestum non ti urla in faccia. Non ti affolla. Ti invita. E se hai voglia di ascoltare, ti regala pace, bellezza, e il lusso raro di camminare piano, senza fretta. Mi è piaciuto il contrasto tra l’antico e il verde. Tra i templi millenari spuntano margherite selvatiche, tra le rovine volano farfalle. È un equilibrio strano, perfetto: la grandezza del passato e la semplicità della natura che lo avvolge.
Forse l’unica vera pecca è stata l’accessibilità. Arrivare in treno è possibile, ed è anche romantico, per certi versi, ma una volta lì ti rendi conto che gli spostamenti senza auto sono un po’ scomodi. Poche indicazioni, mezzi pubblici quasi assenti, e se non hai già un piano, rischi di perdere tempo solo per capire dove andare.
Se vuoi visitare Paestum, è possibile arrivare in treno! La stazione di Paestum è a due passi dal sito archeologico. I tre templi principali (Nettuno, Era, Atena) meritano tempo, silenzio e sguardi. Fermati a osservarli da diverse angolazioni, specialmente al mattino o al tramonto. Fai un giro anche al museo, anche se sembra piccolo e datato, la Tomba del Tuffatore da sola vale il prezzo del biglietto. Leggi almeno la storia di quel affresco prima di andarci: lo guarderai con occhi diversi.