Guida di Mogadiscio

Da decenni in guerra, Mogadiscio è una meta di viaggio tra le più pericolose al mondo. Vediamo insieme le attrazioni interessanti della capitale della Somalia. Un consiglio? Prudenza

Guida di Mogadiscio

Siamo sul Corno d’Africa, in Somalia, nella città più grande ed importante dello stato: siamo a Mogadiscio, città tra le più rischiose al mondo da visitare. Dall’arabo Maqdishū che probabilmente vuol dire “trono imperiale dello shah”, il capoluogo della regione del Benadir è affacciato sull’Oceano Indiano.

Venne colonizzata nel X secolo dagli arabi ed iniziò così il suo sviluppo: nel XIV secolo era una città fiorente grazie al suo porto che favoriva i commerci. Conquistata dai portoghesi nel XVI secolo, passò poi sotto il dominio del sultano di Zanzibar fino a diventare colonia italiana nel 1892. In seguito alla Seconda guerra mondiale la città venne occupata dagli inglesi, passo di nuovo sotto il protettorato italiano e infine raggiunse l’indipendenza nel 1960.

Fino al 1990 subì la dittatura di Siad Barre per poi cadere in un lungo buio fatto di guerra e distruzione controllata dai Signori della guerra. Al 1992 risale il primo intervento ONU ma bisogna arrivare al 2004 per avere le prime elezioni che però non fermarono la continua guerriglia urbana.

Nel 2006 le milizie delle Corti Islamiche riuscirono a cacciare dalla città i Signori della Guerra imponendo però la Sharia: la mancanza di libertà assicurò per poco una situazione più ordinata fino al ritorno dei Signori della guerra che hanno fatto ripiombare nel conflitto Mogadiscio rendendola una città in piena catastrofe umanitaria.

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Mogadiscio

Cosa vedere

Se siete degli avventurosi e non vi fermate di fronte a nulla, ecco una piccola rassegna delle cose più interessanti da visitare a Mogadiscio.

I palazzi

Prima degli anni Novanta Mogadiscio era una città dalle grandi strade nelle quali l’architettura occidentale, in particolar modo italiana, era molto presente. Di questi bei palazzi oggi rimane ben poco e ciò che è ancora in piedi porta su di sè i segni evidenti di tanti anni di conflitto.

Uno degli edifici riconoscibili è il Palazzo del Governo, con i suoi mattoncini rossi che risaltano tra il bianco delle case circostanti: è una sede istituzionale e fortunatamente è ancora aperto alle visite. Un tempo al suo interno c’erano mobili in ebano, ritratti, i busti di Vittorio Emanuele III o del duca degli Abruzzi, sale in stile somalo-egizio o moresco, gli arazzi nella sala della Regina Elena e ancora i mobili in stile gotico-valdostano della sala della Giustizia o gli appartamenti in stile Quattrocento piemontese.

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Un’immagine di Mogadiscio, città devastata da un conflitto decennale

Potete poi visitare il Palazzo Garesa, sede dell’omonimo museo che venne riaperto nel 1965: anche qui la guerra ha lasciato i suo terribili segni ed è difficile immaginare i magnifici arredi originali che avevano caratterizzato questa che era la residenza del sultano di Zanzibar nel XIX secolo.

Il passato coloniale italiano è invece visibile ad Hamarwein, la zona più vecchia della città: quello che resta sono palazzi bianchi con le caratteristiche merlature. Qui ci sono anche antichi palazzi di origine araba. Potete visitare anche i quartieri di Amauruini e quello di Shingani oltre al porto dove è possibile visitare il mercato. Uno dei monumenti rimasto in piedi è infine l’Arco trionfale che venne dedicato all’inizio del XX secolo ad Umberto I di Savoia.

Gli edifici religiosi

A Mogadiscio erano presenti molte delle chiese cattoliche più belle dell’Africa orientale ma il conflitto che l’attanaglia le ha distrutte ed oggi è possibile vederne solo delle rovine. Molte sono state edificate tra il XII ed il XIII secolo.

Una delle più importanti è sicuramente la Cattedrale di Mogadiscio costruita tra il 1925 ed il 1928: in stile gotico normanno, venne progettata dall’architetto Antonio Vandone prendendo come esempio la Cattedrale di Cefalù. Inaugurata il 1 marzo del 1928, era caratterizzata da un’imponente facciata con due campanili che arrivavano ad un’altezza di 37,50 metri. Con una pianta a croce latina, la cattedrale era divisa in tre navate lunghe le quali scorrevano pilastri con archi ogivali. Utilizzata prima dai missionari della Consolata e poi dai frati minori, fu la scena dell’uccisione del vescovo di Mogadiscio avvenuta il 9 luglio del 1989. Della sua bellezza resta purtroppo ben poco: gli interni sono stati saccheggiati ed oggi viene per lo più utilizzata come rifugio dai profughi.

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La Cattedrale di Mogadiscio in una cartolina d’epoca

Tra le più grandi del Corno d’Africa e la maggiore di Mogadiscio, la moschea della Solidarietà islamica (Masjidka Isbaheysiga) la trovate affacciata direttamente sull’Oceano Indiano: al suo interno può ospitare fino a 10.000 persone. Venne eretta nel 1987 grazie al sostegno economico del  re saudita Fahd. Chiusa nel 1991 all’inizio della Guerra civile somala, venne riaperta nel 2006 dopo l’avvento dell’Unione delle Corti Islamiche. Alcune parte della moschea sono state ricostruite.

Altre due moschee presenti nella capitale della Somalia sono quella in stile persiano di Abdul Aziz risalente al 1238 e quella di Fakhr a-Din del 1269: entrambe si trovano nella zona più antica della città.

I mercati

Per capire davvero come vivono gli abitanti di Mogadiscio sarebbe bello poter trascorrere qualche ora nei mercati della capitale. Il più grande e caratteristico è il mercato di Bakaara (“silo per il grano”, questa la traduzione). Qui, tra bancarelle di ogni genere, si vendono generi alimentari ma anche benzina. tessuti, medicinali, valigie, carbone e tanto altro ancora. Venne istituito nel 1972 sotto il regime di Siad Barre e da allora mantiene il suo primato commerciale sulla città.

Intorno al mercato troverete un vero e proprio quartiere tutto dedicato al commercio nel quale ogni strada è specializzata in un determinato prodotto. Si è cercato di restituire dignità a questa zona colorando le facciate dei palazzi. Sappiate che i prezzi in circolazione non sono bassi a causa della guerra e quindi della difficoltà a trovare beni di consumo.

A Merca, un’altra zona di Mogadiscio, c’è poi il mercato del pesce. Anche qui si cerca di tornare alla normalità: ogni mattina infatti i pescatori locali si recano al mercato per vendere il loro pescato.

People walk along a street in Mogadishu

Un’immagine di Mogadiscio